I materiali utilizzati.

Il salice è il materiale da intreccio per eccellenza, ne esistono di molte specie con colorazioni molto diverse tra loro con caratteristiche di robustezza e flessibilità variabili ma non tutte sono adatte all’intreccio. La canna comune, altro materiale molto utilizzato nella cesteria dalla facile reperibilità. Molta cesteria rurale veniva e viene tutt’ora fatta con abbondante quantità di questa materia prima per varie ragioni, principalmente per il basso costo, la possibilità di lavorare con strisce lunghe, la leggerezza conferita al manufatto e durabilità nel tempo.
La natura offre molte materie prime destinate a divenire manufatti da intreccio come olivo, olmo, sanguinello, mirto, castagno, nocciolo e molti altri ancora relativamente alle varie regioni. L’uso di materiali autoctoni spesso contraddistingue l’origine geografica del manufatto.

Io uso quasi esclusivamente salice e canna.

Il salice si raccoglie a fine inverno, si lascia essiccare alcuni mesi prima di essere utilizzato previo in periodo di ammollo in acqua che varia in funzione del tipo di materiale. E’ utilizzabile anche dopo diversi anni. Il salice naturale, con la corteccia, necessita di tempi lunghi di ammollo – entrano in gioco dimensione dei rami, temperatura dell’acqua e altro ancora – da 4-5 giorni fino a oltre 2 settimane, per quello senza corteccia (decorticato o pelato) bastano alcune ore.

Di salice decorticato ne esistono alcune varianti.

  • quello bianco, dopo il raccolto viene messo (a mazzi) con la parte più grossa dei rami in acqua – a mo’ di talea – finchè non germoglia e radica, raggiunta questa fase quando la linfa viene prodotta in gran quantità si procede a decorticarlo, con attrezzi manuali ramo per ramo o con degli appositi macchinari. Alcuni cestai lo raccolgono in estate per essere decorticato subito dopo averlo raccolto, questo secondo metodo non viene utilizzato dai produttori di salice.
  • quello rossiccio o cotto, salice naturale essiccato che viene messo letteralmente a bollire in acqua per essere poi privato della corteccia con gli stessi strumenti usati per quello bianco, la colorazione rossiccia è determinata dal tannino presente nella corteccia e rilasciato durante la bollitura
  • quello nero, colorazione assunta dal salice cotto che subisce un’altro processo di bollitura nella stessa acqua ricca di tannino o attraverso un processo di ossidazione di metalli presenti nell’acqua dove viene immerso.

La canna comune (Arundo donax) anch’essa andrebbe raccolta in inverno e conservata in luoghi asciutti. Può essere utilizzata fresca, dopo la raccolta, o secca. Va sezionata longitudinalmente in più parti, facendone delle strisce sottili e lunghe, non c’è uno standard sulla larghezza delle strisce, ogni cestaio fa a se, a seconda del suo gusto ma anche in relazione alla dimensione del cesto.

Non approfondisco questa sezione riguardo alle materie prime con dati sui metodi di coltivazione, di potatura, raccolta, di selezione delle specie perchè non sono un botanico, il mio obiettivo è produrre manufatti con questi materiali avendone appreso il suo utilizzo nel modo migliore. Queste poche righe voglio essere solamente una panoramica con delle nozioni di base le quali possono differire a seconda delle esperienze personali e delle zone di raccolta. Il salice, forse l’unica materia prima citata reperibile in commercio, subisce dei processi abbastanza standardizzati di lavorazione da parte dei produttori, cosa che non avviene quando il cestaio si procura da se i materiali in natura, fattori come esperienze personali ed esperienze tramandate anche da generazioni intere.